La nascita dei dandy: Aristotele Onassis se ne faceva confezionare 48 su misura ogni anno, il duca di Windsor diede il nome al suo nodo e Fred Astaire la sfoggiava sulle copertine dei magazine.

Agli inizi del 19esimo secolo, quando tutta l'arte che ruotava attorno al mondo della cravatta si concentrava nella foggia del nodo e di conseguienza dipendeva esclusivamente dalla creatività di chi la indossava, Honoré de Balzac, che curò personalmente la pubblicazione di un trattato sulla cravatta firmato poi dallo pseudo-barone Émile de l'Empesé, rievocò i diversi caratteri o i sentimenti trasmessi dalle più importanti tipologie di nodi.

Per l'uomo di scienza consigliava il sobrio nodo incrociato della cravatta matematica, al poeta romantico si addiceva in particolar modo il nodo vaporoso della cravatta Byron, al languido innamorato il seducente nodo della cravatta sentimentale, aggraziato e virile allo stesso tempo.

Solamente qualche anno dopo venne alla ribalta la cravatta nera, fino a quel momento riservata esclusivamente ai militari o indossata in segno di lutto, come in Inghilterra nel 1805 alla morte di Nelson.

Questo permise all'uomo di quel tempo di aggiungere una nuova sfumatura al discorso dei nodi: poteva essere infatti politica e sociale, sottolinendo l'adesione alle ideologie più liberali.

Sono state davvero numerose le personalità di rilievo che si sono fatte immortalare in  immagini che evidenziano il loro rapporto con la cravatta, una sorta di cura davvero maniacale e del tutto simile a quella dello scrittore che non abbandona la sua opera prima di aver trovato la parola perfetta.

Ci fu poi Brummell, la cui cravatta risultava da un unico movimento e non si doveva per nessun motivo rifare il nodo, ed imporre la sua perfezione senza sollevare dubbi: a volte ne annodava a decine, che poi slacciava e lasciava cadere a terra, prima di riuscirci.

E' ricordato come il primo dei "dandy" e per questo ebbe diversi imitatori, che però spesso finirono con lo svilire il suo esempio.

Mentre Brummel ricercava esclusivamente la perfezione della semplicità e si faceva notare solamente per essa, altri affidarono alle proprie cravatte la missione di "stupire l'olimpico merlo", per usare la citazione con cui Baudelaire descrisse i dandy, vale a dire di destare meraviglia nella gente comune.

La Belle Époque fu un periodo davvero ricco di questo genere di poeti stravaganti e  meravigliosi, come l'attore Charles Le Bargy, le cui cravatte dai colori sgargianti, a detta di Léon-Paul Fargue, facevano più rumore dei discorsi di Jaurès; o ancora come Barbey d'Aurevilly, che amava mostrare il suo lato più delicato indossando cravatte di merletto, o Boni di Castellana, grande organizzatore della vita mondana parigina dell'epoca, che esigeva per i suoi accessori le sete più sgargianti.

Qualche anno dopo, negli anni 30, il duca di Windsor e Fred Astaire, le cui figure invidiate da tutti imperversavano sulle copertine delle riviste e sui primi schermi, influenzarono la tendenza della moda maschile in almeno metà del pianeta.

Costruirono entrambi la propria immagine sfruttando le sterminate risorse della cravatta e condivisero un solo vezzo: il piacere di mescolare pois e righe di cravatta e camicia.

Per tutto quanto il resto erano opposti in tutto e per tutto: il duca si identificò con l'audacia più matura del larghissimo nodo che col tempo prese il suo nome, mentre il ballerino amava solo le cravatte sottili e chiare tanto ariose da riuscire quasi a librarsi in volo insieme a lui.

Un altro grande di quel tempo, Aristotele Onassis, che si costruì un impero e seppe affascinare due donne leggendarie, Maria Callas e Jackie Kennedy, era solito ricoprire il nodo della cravatta, sempre e solo di colore nero, con un altro giro della gamba: un giro davvero meraviglioso, che esprimeva con perfetta alchimia l'arma delle sue conquiste.

Le donne si arrendevano al suo fascino e gli uomini al suo potere entrambi mostrati solamente al momento opportuno proprio perché non vi erano preparati: tra le varie manie dell'affabile armatore, ogni anno si faceva confezionare su misura 48 cravatte rigorosamente nere: 24 per l'inverno e 24 per l'estate, per averle sempre a disposizione nelle numerose residenze e yacht che possedeva: per nascondere il nodo con il giro magico erano necessarie cravatte lunghe almeno 190 cm, cioè circa 50 in più delle normali cravatte.